Oggi si fa un gran parlare, non a torto, di risparmio energetico, carenza di materie prime, caro bollette, e tutto quello di cui la scemenza umana costringe ad occuparci con guerre e soprattutto speculazioni che hanno tanto a che fare con il potere e l’ingordigia di pochi e poco con gli alibi che ci propinano.
Detto questo dobbiamo fare anche un bel mea culpa perché se un vaso trabocca non è certo solo colpa dell’acqua arrivata per ultima.
Qualche settimana fa sono andato a ritirare un Bancomat, una delle cose più comuni che il mondo civile utilizza per i propri acquisti. Pensando di mettere una “firmetta” e tornare con la mia cartina al lavoro, vengo invitato a mettermi comodo. Mentre la stampante continuava a vomitare carta davanti e dietro, mi sono permesso di chiedere se per caso si fosse inceppata ma il sorriso sconsolato del commesso spegneva ogni mia speranza. Alla fine, dopo le firme mi restavano in mano 70 (SETTANTA!) pagine che se mi prendessi la briga di leggere in toto e con attenzione, mi porterebbero via la giornata intera. Ovviamente una copia restava anche a lui per cui per utilizzare la cosa più banale che esista nell’era moderna, se ne sono andate in un cassetto 140 (CENTOQUARANTA!) pagine che sostanzialmente nessuno leggerà mai ma che se un giorno uscisse una contestazione servono a poter dimostrare che ne ero al corrente perché “ho firmato”.
Ammettiamo pure che un’azienda si debba tutelare e che sia sacrosanto mettere al corrente chi acquista delle caratteristiche del proprio prodotto, ma che per farlo si debba disboscare l’Amazonia pare effettivamente un po’ eccessivo.
Se voglio un bancomat sarà perché voglio utilizzare un bancomat e tutta quella selva di raccomandazioni e informazioni non sposteranno di un millimetro le modalità con cui io lo userò. Una volta che ho accettato le condizioni su quanto mi costa utilizzarlo e cosa fare se lo perdo o se non lo voglio utilizzare più, tutto il resto è FUFFA.
Tutte queste descrizioni minuziose su tutto il prevedibile e l’imprevedibile mi ricorda tanto quando negli Stati Uniti iniziarono a scrivere nelle istruzioni del forno a microonde di non mettere all’interno il gatto altrimenti sarebbe scoppiato perché qualche malato di mente oltre ad aver fatto la fesseria del secolo si era pure preso la briga di fare causa alla casa costruttrice dell’elettrodomestico perché non lo aveva avvertito delle possibili conseguenze. Un po’ come quando un mio amico che per la prima volta corse con me una maratona si fermò per 4 volte in bagno durante il percorso. Alla mia domanda su cosa avesse mangiato a colazione, rispose candidamente: latte con il muesli. Alla mia obiezione sul fatto che non fosse stata una mossa molto intelligente, a meno che non ci fosse abituato, lui replicò che non gli avevo sconsigliato di prenderlo. “Se è per questo non ti avevo sconsigliato neppure di mangiare il cinghiale con le olive prima della maratona!” conclusi. Ma magari vista la deriva inutilmente burocratica che impera avrei dovuto avvertirlo di non mangiare le patate fritte, i fegatelli con le rape, la carta carbone e perché no, anche un tostapane.
Se moltiplichiamo la complicazione di un bancomat per i mille aspetti quotidiani che circondano ognuno di noi, non si fatica a capire quanto tempo e quante risorse buttiamo ogni giorno perché “non si sa mai”. Forse sarebbe il caso di fare qualche passo indietro e non solo con la scusa della digitalizzazione che magari fa risparmiare carta ma non è “gratis” per il pianeta.
Per esempio se uno vuole un bancomat dovrebbe essere sufficiente fargli accettare che vuole un bancomat.