Quando ci siamo resi conto che lavorare nella condizione di rischio venutasi a creare un mese fa era insostenibile, si è presentata nostro malgrado una di quelle situazioni impensabili che durante la normale attività quotidiana ogni imprenditore brama: fermare il tempo.
Siccome abbiamo a che fare con vere tragedie di chi per questa storia ha rimesso la vita o se l’è ritrovata sconvolta da un momento a l’altro, è meglio fare una doverosa quanto scontata premessa: ne avremmo fatto volentieri a meno. Anche perché siamo ancora lontani dal poter immaginare un ritorno alla vera normalità e non è affatto scontato che i nostri sforzi siano sufficienti per uscire incolumi da questo delirio. Ma una volta che ti ritrovi davanti al fatto compiuto, l’unica cosa che puoi fare è cercarne il lato positivo e trarne il miglior risultato o l’unico possibile.
Vi racconto un aneddoto. Una delle cose più frustranti che provavo quando iniziai a correre, era farlo con amici più allenati o che correvano da più tempo di me. Non per invidia ma per un fatto prettamente fisico. Facevamo corse di circa 15 – 20 km ed ogni 5 km c’era un ristoro al quale potevamo attingere riposandoci e bevendo qualcosa. Essendo io quello meno allenato la storia finiva sempre così: rimanevo indietro di qualche centinaia di metri rincorrendo affannosamente i miei amici e questi, giunti al ristoro, bevevano qualcosa e si riposavano fino al mio arrivo accogliendomi con un bel “ok, si riparte!”. A me rimanevano due alternative, proseguire con loro per non accumulare nuovamente il ritardo o ristorarmi e accumularne altro. Ovviamente il mio orgoglio mi faceva optare per la prima ma arrivavo sempre a fine corsa sfiancato. Questo però mi ha dato la spinta per intensificare gli allenamenti fino a quando non sono riuscito ad annullare quel gap.
Per questo motivo, anziché rinchiudermi in casa con la mia famiglia come avrei preferito, ho deciso di utilizzare questo tempo per accorciare il gap accumulato in questi anni di apprendimento di questo che non è il mestiere per cui sono nato, ma quello che oggi comunque mi rappresenta.
Sospeso fra gli scheletri del passato e i fantasmi del futuro ho passato un mese a rimpadronirmi di un mestiere, il ragioniere, che non amo particolarmente, che avevo quasi dimenticato e al quale devo comunque il merito di avermi fatto trovare la mia strada, per quanto ripida possa essere specialmente in questo momento.
I numeri sono la base di ogni ragionamento per le scelte future e mai come in questo momento tali scelte vanno ponderate con intelligenza. Per questo motivo ho utilizzato questo “tempo supplementare” per svolgere il gomitolo delle mie certezze e riavvolgerlo ripartendo da lì. Poi mi dedicherò a quegli aspetti organizzativi per i quali l’artigiano medio generalmente è allergico come il podista al riscaldamento.
Se questa tragedia ha preso in ostaggio la nostra quotidianità, possiamo provare a rendere migliore quella che tornerà. Da quello che ho letto in questi giorni non ero il solo ad aver bisogno di una pausa forzata. Forse eravamo tutti, chi più chi meno, talmente impegnati a correre che non ci rendevamo conto di quanto fosse fastidioso farlo con affanno e senza soddisfazione. Facciamone tesoro. Non è il caso di aspettare la prossima pandemia per prendersi il tempo di fare ordine nelle cose importanti.